Scuola: alcune domande al Presidente Renzi (lettera aperta)

Caro Presidente,
in questi giorni si è molto parlato nei mass media dei progetti di riforma della scuola da Lei costantemente ribaditi con la sottolineatura che il futuro del nostro paese risiede nella scuola e nella formazione delle giovani generazioni. Tralascio in questa sede i punti che mi trovano consenziente e che mi sembrano ovvi come un migliore raccordo fra scuola e mondo del lavoro, la rivalutazione del ruolo dei docenti oggi “sottoproletarizzati”e demotivati da un trattamento economico non adeguato, per sottoporle alcune mie considerazioni e domande che riguardano il futuro della scuola italiana e che mi permetta, non sono state ancora affrontate da Lei.
1)Intendo riferirmi innanzitutto alla necessaria distinzione nell’istituzione scolastica fra funzione occupazionale ed educativa, funzione quest’ultima in questi anni subordinata ampiamente alla prima con i risultati che abbiamo sotto gli occhi (1.300000 dipendenti fra insegnanti e ATA); la scuola a mio modo di vedere è un’agenzia educativa non “occupazionale”.
2)Il trattamento economico dei docenti non può essere uguale per tutti ma deve essere commisurato ai risultati ottenuti ed alla effettiva capacità professionale ed al riguardo l’ esasperata tutela sindacale non può più essere tollerata
3)Nel corpo docente esistono frange significative di docenti che, ancora oggi, confondono il loro ruolo di educatori con quello di agitatori politici, senza alcun rispetto per la fragilità ed immaturità di molti allievi; mi pare ovvio che ogni docente possa e debba avere le proprie idee ma non può trasmetterle “a senso unico” e soprattutto non può costantemente denigrare l’identita’culturale e storica del nostro paese, in nome di un presunto rispetto per altre identità
4)last but not least: la libertà di educazione ed il pluralismo scolastico: non ritiene sia giunto il momento di abbattere quel mostro istituzionale di origine ottocentesca e giacobina che è lo statalismo scolastico che ha prodotto in Italia un numero di docenti sproporzionato e malamente distribuito e soprattutto ha compresso la necessaria autonomia fra istituti e la libertà di ricerca? Perché La L.nr. 60 del 2000 (cd legge Berlinguer)che ha introdotto il cd “sistema pubblico integrato”riconoscendo pari dignità alle scuole statali e paritarie nel presupposto della loro funzione pubblica, e’ di fatto disapplicata ed oggi le scuole non statali (cattoliche e non) vero e proprio patrimonio culturale del nostro paese con centinaia di anni di vita,rischiano di scomparire con danni incommensurabili per la nostra società ? Mi chiedo e le chiedo perché non sia possibile nell’ambito di alcune regole comuni ed essenziali, fissate dallo stato la compresenza anche competitiva di un sistema “paritario e statale”in grado di arricchire l’offerta educativa e garantire la libertà di scelta a studenti e famiglie. In estrema sintesi ritengo siano questi i problemi essenziali della scuola italiana alla quale si richiede quel cambio di mentalità che Lei invoca per tutti i settori della pubblica amministrazione e conseguentemente mi permetto di sottoporli alla sua attenzione.

Cordialmente,
Fabio Garagnani, già Parlamentare PDL Bologna