100 anni fa l’Italia entrava nella Prima Guerra Mondiale

24 maggio 1915: l'Italia entra in GuerraIn questi giorni si sta celebrando il centesimo anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia ed occorre riconoscere che nella ricerca della verità e delle cause che determinarono quella scelta, bisogna innanzitutto tributare un doveroso omaggio ai 650.000 giovani che si immolarono per la difesa della Patria, patendo sofferenze durissime.Detto questo, credo che si debba uscire dalla esaltazione “nazionalistica” del 24 maggio come dalla sua demonizzazione ed in questo senso mi paiono ineccepibili le parole del Presidente della Repubblica che si è fatto carico dei sentimenti di tanti italiani. E’ giusto porsi la domanda se il sacrificio di 650000 giovani era doveroso o se la neutralità del nostro paese come auspicata da Giolitti, dal movimento cattolico e socialista avrebbe ottenuto gli stessi risultati. Il Parlamento e l’opinione pubblica erano in maggioranza per la neutralità, eppure la monarchia, circoli militari ed una rumorosa minoranza nazionalistica con manifestazioni di piazza, imposero la guerra. Come non ricordare la famosa e profetica frase di Benedetto XV “sull’inutile strage “,l’Italia e l’Europa non furono più le stesse dopo la prima guerra mondiale e l’armonia di un mondo anteguerra forse non perfetto ma equilibrato, fu sostituita dalle dittature sanguinarie che ben conosciamo. E’ vero che comunque la coesione nazionale del nostro paese ancora profondamente diviso fra appartenenze regionali estranee le une alle altre fece un passo avanti ma a quale prezzo!! E certo senza condividere le asprezze di certa pubblicistica e storiografia di sinistra, come non ricordare le fucilazioni arbitrarie, vere e proprie decimazioni di giovani soldati innocenti  ordinate da Cadorna per dare l’esempio ed imporre una dura disciplina o gli attacchi indiscriminati all’arma bianca da generali incompetenti? Comunque la Resistenza sul PIAVE salvo’ l’unità della nostra patria italiana e fu veramente sentita da generazioni di Italiani come cosa altamente doverosa.